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31 ottobre 2003

Salve a tutti i lettori lì fuori!
In molti non sapranno che ho un passato di scrittura – a parte questa sul blog – e più precisamente i miei primi approcci sono avvenuti tramite fan fiction su Death Note, sul sito EFP ormai dieci anni fa. Al tempo ebbe un discreto indice di gradimento per essere il mio primo approccio all’arte scritta- anche se ora come ora vorrei rivedere tutte le mie storie e trasformarle-. E nel bene e nel male non l’ho più lasciata, l’ho sempre allenata, coltivata e per assurdo delle volte mi dà più soddisfazione dell’illustrare.
È una espressività diversa che riesce a darmi un senso di liberazione unico.
Per questo ho cominciato a  scrivere.
Quella che propongo è una one shot collegata alla storia Sunshine, alla ambientazione all’interno di quest’ultima e all’amatissimo personaggio di L dell’opera Death Note che scrissi nel periodo di Halloween 2012.
Ho deciso quindi di cominciare a condividere di più del mio aspetto di “scrittrice” e pubblicare di tanto in tanto qualche mio vecchio scritto anche qui sul blog e proseguire il lavoro di intrattenete sharing.

Per cui come sempre buona lettura e se vi fa piacere lasciatemi in vostri pareri nei commenti.

                                                  31 Ottobre 2003

Il fermento nei corridoi della Wammy’s House è palpabile.
Dalle cucine l’odore zuccherato del caramello usato sulle mele invade ogni stanza e aula; si insinua anche nella mia camera e mi sveglia in maniera carezzevole.
È quasi impossibile non inalarlo, è impossibile resistergli.
Sicuramente se anche Lui fosse qui, nonostante l’attenzione e concentrazione in quello che fa, verrebbe distratto da questo profumo, ma al mio contrario è così bravo a non darlo a vedere.
Sollevandomi per mettermi seduta sul letto, la corsa rumorosa di alcuni ragazzini nei corridoi, mi distrae da quelle riflessioni da primo risveglio. Pigramente mi alzo in piedi, metto una mano tra i miei lunghi capelli castani portandomeli poi da un lato. Cammino verso la finestra e noto, da un piccolo spiraglio di luce che filtra tra la stoffa delle tende, che è una giornata assolata. Insolita per questo periodo dell’anno.
Scosto l’opaca e morbida tenda, lo splendore del sole mi investe e riesco a sentire il tiepido calore penetrarmi nella pelle e raggiungere il centro preciso del mio petto. Mi fa sorridere, mi entusiasma, mi dà buon umore, poi si insinua di nuovo Lui nella mia testa, nei miei occhi che chiudo per percepire meglio il suo pensiero e tutte queste sensazioni si amplificano.
Perfino i brutti sogni che ho fatto questa notte si dissolvono, come se non fossero mai stati concepiti dal mio inconscio.
Riapro gli occhi ed inizio a vagare con lo sguardo sul giardino dell’orfanotrofio che si staglia davanti la mia stanza.
Il cremisi, l’arancio e l’ocra delle chiome d’albero autunnale, creano un dominio cromatico assoluto e spiccano intense in contrasto al cielo azzurro e pulito.
Nessuno crederebbe che oggi è il 31 di Ottobre.
Sorridendo lievemente, abbasso il capo intenerendomi al pensiero che quest’oggi è il suo compleanno. Questa data, da ormai due anni, è evidenziata nella mia testa, probabilmente non si cancellerà mai.
Il mio sorriso si apre ancora di più, quando ogni volta penso che il suo compleanno cade proprio nel giorno di Halloween, di Samhain. Tutto questo lo fa apparire ancora più misterioso di quel che già è, come se lo avvolgesse con un’aura incantata, che nasconde uno strano lato oscuro della sua personalità. È simile ad una magia nera, ma non di quelle fatture malvagie, è più un qualcosa che ricorda quegli incantesimi che ti legano coscientemente ad una condizione che è tutto fuorché una tortura. Un meraviglioso inganno in cui piace farsi cullare e da cui non ci si potrà mai liberare.
Proprio mentre presumo che questo incantesimo mi abbia ormai catturato già da tempo, noto che questa mattina non è una gran fatica vestirsi e andare a lavoro. È festa dichiarata e sono più che convinta che quest’oggi mi divertirò moltissimo. Solo una cosa mi rattrista.
Lui non è presente qui alla Wammy’s House ed è un peccato non poterlo festeggiare.
Almeno per me.
In tutto questo tempo che lo conosco, ogni 31 di Ottobre, a Lui non sembra interessare di che giorno sia o di quale ricorrenza. In pratica questa tempesta di gioia sembra cogliere e colpire solo me, tutto il resto del mondo che mi circonda, Lui compreso, non si rende minimamente conto di che giornata importante sia per tutti.
Sì, per tutti. Perché se lui non fosse mai nato l’intero globo sarebbe afflitto dai mali più grandi; è solo grazie a Lui che i più grandiosi enigmi criminali vengono risolti. Lui è il peso giusto che mette in pari le parti della bilancia della giustizia.
E con certezza assoluta gli piacerebbe moltissimo questa metafora.

Sovrappensiero attraverso il corridoio in legno scurissimo, dove solo metà della parete giallo pallido viene messa in risalto. Le porte sono altrettanto scure e interrompono quella netta linearità di tanto in tanto. Le finestre, anch’esse in legno bruno e massiccio fanno spiccare, fuori dai vetri, l’oro del fogliame. Un’anta della finestra è di poco aperta e l’aria, che da ormai una settimana si è fatta gelida, entra trasportando con sé l’odore delle foglie cadute e della terra inumidita dalla bruma della notte.
Il mio riflesso sul vetro compare improvviso alla mia visuale, come se non mi aspettassi di vedermi lì. Studiando il mio volto noto che ha delle similitudini con il suo. Le mie leggerissime occhiaie, gli zigomi non molto sporgenti ma evidenziati dalla mia magrezza. Il mio naso sottile che mi conferisce, talvolta a seconda di come mi osservo, un aspetto pungente. La pelle pallida che differisce dalla sua per il semplice fatto che è leggermente più rosea, ma che riesce comunque a far risaltare i miei occhi castani.
Queste mie caratteristiche mi fanno sentire così vicina a Lui, come se la mia immagine riflessa e la sua possano unirsi in una sola, combaciare perfettamente, senza vederne distinzioni. Poggio la mia mano sul fresco vetro come se stessi per toccare la sua di mano. Guardandomi così, in alcune occasioni, mi sento meno sola e mi sembra di averlo lì con me quando non c’è. Questa volta il caso che sta affrontando non ha richiesto che io fossi presente per essere protetta o tenuta d’occhio. Dai tempi del caso di Los Angeles, saltuariamente decido o mi chiede di seguirlo nelle sue trasferte di lavoro. Per lo meno non in quei casi che non richiedono più di un mese d’assenza dalla Wammy’s House. Alle volte mi sembra di essere un fastidio e Lui non sempre ha tempo da concedermi, così questa volta ho deciso di rimanere qui all’orfanotrofio e contemporaneamente non lo farei preoccupare inutilmente per questi incubi che sto facendo in quest’ultimo periodo.
Per esempio questa notte, a differenza delle altre dove sognavo quel mostro nero, ho sognato di Mello, Near, Matt e Linda. Sono gli orfani con cui ho più confidenza qui dentro, dopo i bambini che seguo da ora mai due anni.
Adesso solo a pensarci ho paura di incrociarli in un qualsiasi luogo dell’istituto.
Nel mio sogno partiva tutto come una giornata tranquillissima qui all’orfanotrofio, proprio come oggi. Solo che si concludeva nel modo più brutto e amaro che potessi immaginare.
Vedevo questi quattro ragazzini tutti in piedi sui rami di un gigantesco albero che non ho mai visto e non c’è nel nostro giardino, era più somigliante a un baobab. Li chiamavo, ma il loro sguardo su di me era severo e spento. Pian piano tutti iniziano a buttarsi giù dall’albero e l’ultimo a cadere fu Near, che prima di gettarsi mi parla <<Guarda, brucia. Questo posto è l’inferno mascherato in un tenero paradiso. Sarà la nostra, la sua e la tua rovina.>> Poi abbassa i suoi occhi gelidi su di me << Noi saremo legati alla morte.>>
Mentre il ragazzo si accinge a cadere giù, riesco solo ad urlare un “no” e voltandomi sento il fragoroso rumore del divampare delle fiamme, le urla strazianti di tutti i ragazzini. La Wammy’s House completamente a fuoco!
Al solo ricordare questo sogno mi sembra di sentirmi portare via per le braccia a forza dalla mia casa, mi sembra di perdere la sensibilità del mio intero corpo.
Spero che questo momentaccio finisca presto, non ce la faccio più a sopportare queste brutte visioni.
Oltre tutto mi lasciano addosso una incomprensibile stanchezza e alle volte mi sveglio ancora più sfinita di quando sono andata a dormire.
Improvvisamente sento delle risate familiari venirmi incontro, sposto il viso dal riflesso del vetro della finestra intravedo il caschetto biondo di Mello e il rosso vivo dei capelli di Matt.
<<Che c’è Belle? Anche oggi hai visto un fantasma o hai un calo improvviso di zuccheri?>> Mello mi prende in giro con un mezzo sorrisetto sarcastico in volto.
<<Mello, certo che hai il tatto di un elefante in una cristalleria.>> Afferma Matt guardandolo un po’ di sottecchi e sorridendo prosegue <<E pensare che Belle ti piace. Immagina che avresti detto o fatto se non ti fosse piaciuta?>>
<<Sta zitto! Non è vero!>> Mello spalancando gli occhi irritato, appena rosso in viso, prende Matt strattonandolo e fa per andare via, ma rispondo comunque alla dispettosa domanda che mi ha posto poc’anzi.
<<Tranquilli ragazzi, va tutto bene. Non ho visto per fortuna né fantasmi, né ho cali di zuccheri. Anzi se devo dire la verità oggi sto proprio bene!>> poi continuo infierendo con dolcezza su Mello <<E poi anche tu mi piaci, Mello.>> Il mio sorriso è smagliante, quel ragazzino mi aveva fatto scordare le brutte sensazione di pochi minuti prima. <<Ora però filate in classe! La signorina Wright non ammette i ritardi, lo sapete. Sono già le otto e un quarto, è il caso che andiate.>> Anche se, sia Mello che Matt, hanno ben poco da imparare.
Non mi stupirei se un giorno, entrando nella loro aula, li trovassi seduti in cattedra a spiegare fisica applicata ad una classe di elementi misti, ovvero dove un 30% solo capirebbe ciò che stanno dicendo, mentre il restante 70% brancolerebbe nel buio.
La filosofia di Wammy, fin dalla più tenera età dei nostri orfani, è di non farli sentire dividisi in categorie. La regola principe per i più dotati è che vengono educati a non far sentire meno intelligenti o meno talentuosi, quelli che noi dobbiamo chiamare i comuni. Di non far peccare di presunzione i più geniali, perché potrebbero trasformarsi in qualcosa di ben peggiore, in  qualcosa che non potrebbe contribuire al bene dell’umanità, ma nuocerle e basta. Lascia scorrere quei speciali intelletti nel fiume di normalità, vuole che apprezzino anche le persone ordinarie, vuole che i migliori conoscano quello che dovranno proteggere un giorno.
Sono loro che dovranno ereditare quel titolo un giorno.
<<Ok, tu invece? Anche oggi con i mocciosi?>> Afferma Mello con fare saccente e con le mani incrociate dietro la nuca.
<<Finiscila Mello. Anche tu sei ancora un moccioso.>> Lo prendo in giro e sorridendo mi dirigo verso le *Small classes. Mentre vedo i due ragazzi allontanarsi mi accorgo che negli ultimi due anni sono cresciuti molto,  sopratutto in statura.
Appena entro nella mia aula noto che tutto è già sotto sopra e i bambini fanno un chiasso assurdo. Sono su di giri.
Oggi è Halloween e dovrò trovare qualcosa da fargli fare attinente a questa giornata. Per fortuna che ieri avevo chiesto a Roger di farmi portare una decina di piccole zucche che teniamo piantate nella nostra serra, così oggi oltre a raccontargli leggende attinenti alla festività, li aiuterò ad intagliarle e a farli spassare un po’. Almeno finché non arriveranno le cinque e mezzo del pomeriggio. È allora che inizierà il vero caos, perché vorranno vestirsi tutti, giocare a fare mostri e fantasmini, mangiando dolciumi e mele caramellate.
In tutto questo tempo alla Wammy’s House, non c’è solo una volta, in cui io abbia mai pensato di festeggiare Halloween diversamente. Non desidero tanto feste e balli, il vero divertimento, per me, sta in questo piccolo focolare familiare, sereno e semplice. Mi piace decorare la classe con festoni neri, verde brillante, viola e arancio. Attaccare con la piccola e  lentigginosa  Marion, gli adesivi alla finestra di gatti neri, pipistrelli e streghe in groppa alla scopa. Adoro guardare disegnare la creazione che John Hall scolpirà sulla sua zucca, nonostante lui non sia granché abile nella manualità, è molto più abile nei calcoli e nelle cose ragionate, ma è un piacere vederlo impegnarsi così per qualcosa che non è nelle sue corde.
Il tempo è volato, sono arrivate le fatidiche cinque e mezzo del pomeriggio e nemmeno me ne sono accorta. Le inservienti, che qui sono molto più simili alla figura della tata, prendono i bimbi e li portano nella sala dello svago, dove lì inizieranno a vestirsi e festeggeranno.
Devo prendere un attimo di respiro, finite le lezioni mi capita di avere un leggero cerchio alla testa e fisicamente non sono un portento, devo ammetterlo.
Fortunatamente posso scegliere se unirmi ai giochi della festa o semplicemente mangiare dolciumi e osservare l’allegra atmosfera che mi circonderà. Sono così soddisfatta di come sta andando la giornata.
Come poteva essere possibile che in quel sogno avessi sentito quelle parole malvagie sulla mia Wammy’s House? È proprio vero. Certe volte i brutti sogni sono solo creatori di cattivi stati d’animo, bisogna non farsi influenzare.
Dovrei essere un po’ più distaccata, proprio come fa Lui.
Nel tentativo di riordinare la classe, mi metto a raccogliere i ritagli di carta che sono sparsi ovunque, quando mi sento chiamare a squarcia gola.
<<Belle! Belle, vieni!>> Matt si affaccia di slancio sulla porta dell’aula e con in viso un’espressione preoccupata.
<<Che succede Matt? Perché  sei così agitato?>> Interessata lascio quei primi fogli tagliuzzati raccolti poco prima sulla cattedra e mi avvicino a lui.
<<Vieni! Devi venire subito!>> Il ragazzino mi afferra per un polso e mi trascina fuori in giardino.
Mentre i miei passi e quelli di Matt calpestano rumorosamente il fogliame secco a terra, noto una piccola folla di ragazzini, quasi tutti componenti delle *Middle classes, sotto la quercia che da proprio di fronte la stanza dove Lui risiede qui alla Wammy’s House.
Sempre di più incuriosita mi lascio attirare verso il tronco: ora non ho un buon presentimento.
Il vociare dei ragazzi mi insospettisce e quando arriviamo a destinazione intravedo dei codini biondi spuntare fuori da un alto ramo dell’albero. Ad occhio e croce l’altezza si aggira sui quattro metri.
<<Oh, cavolo! Ma come avete fatto?!>> Mi divincolo a rilento dalla presa di Matt e alzo la testa in su per guardare il guaio che era in atto.
<<Linda, lo aveva detto che non ci voleva salire.>> La voce ovatta e timida di  Catherine della sezione Middle 3 tenta di spiegarmi la situazione.
<<Mello!>> Urlo e il ragazzino, unico punto nero nella calca, si mostra subito. Un casino del genere non poteva averlo causato nessun’altro se non lui.
<<Perché la colpa dev’essere sempre la mia?>> sbuffando incrocia le braccia davanti al petto, per poi svincolare una mano portandola in avanti e gesticolare <<Semplicemente le ho solo detto che lei non sarebbe stata in grado di arrampicarsi e di far vedere a Near quanto fosse brava nel farlo… e lo è stata, solo che poi non è riuscita a scendere.>> Il ragazzino mi parla con tono di voce più maturo del solito, molto composto ed infine si infila le mani delle tasche dei suoi pantaloni neri e mi guarda negli occhi.
<<Mello! Devi smetterla con questa smania di sfidare e fare scommesse con le persone per metterle alla prova. Almeno non in questi frangenti. Quante volte te lo avrà ripetuto Roger!>> Respirando agitata distolgo il mio sguardo da Mello e lo riporto su Linda.
Quel mostriciattolo sa quanto a Linda piaccia Near e ha fatto leva su questo suo punto debole per farla incespicare nel suo giochino <<Dove diavolo è Roger?>>
<<Non c’è, è uscito per fare qualche commissione burocratica dei nuovi arrivati, ma dovrebbe essere di ritorno a breve.>> Inaspettatamente mi arriva da lontano la voce piatta di Near che mi da le spiegazioni che non avrei voluto sentire e mi stupisce il fatto che sia li con noi invece di essere rintanato come sempre da qualche parte a fare giochini intelligenti… ah, giusto! Sala svago occupata dal baccano e contatto con le persone. È già una forza quando mi permette di accarezzagli la testa come si fa ad un animale in cattività.
Tra le due opzioni, di gran lunga preferisce stare qui a vedere come si districa la situazione.
<< Accidenti! Perfetto! Adesso come facciamo a far scendere la piccola Linda?>> Sono nel pallone e sono furiosa più che mai con Mello. Per di più  vorrei salire su per prende la ragazzina, ma soffro di vertigini, ho una fifa assurda dell’altezza.
Come posso fare?!
Poi ricordo del sogno fatto questa notte e rabbrividisco.
Non voglio che quella ragazzina si faccia male.
Non voglio che la Wammy’s House diventi un posto triste per via di una bravata che si potrebbe trasformare in un fattaccio da ricordare negli annali dell’istituto. Già un precedente c’era stato! Anzi ce ne sono stati! Wammy morirebbe di crepa cuore se succedesse una cosa del genere.
Fulminea ricordo che nel vecchio magazzino vicino alle aule delle Middle classes, ho visto riporre dei vecchi materassi in disuso, tolti e sostituiti con dei nuovi una settimana prima.
Sarebbero perfetti per un salvataggio d’emergenza.
<<Matt, Mello e qualche altro di voi ragazzi, andate a prendere i vecchi materassi che sono chiusi nel ripostiglio vicino la vostra aula. Se necessario fatevi aiutare da qualche adulto. Portateli qui. Sbrigatevi! Non sappiamo quanto Linda potrà resistere.>> Decisa mi avvicino alla superficie legnosa del tronco e continuo a parlare rivolgendomi a Linda <<Linda, continua a non muoverti. Rimani ferma così come sei. Bravissima e tutto andrà bene. Adesso vengo a prenderti.>>
<<S… sì, Belle…>> La piccola ragazza con voce tremante sporge appena il viso per guardarmi, ma con prudenza. Le braccia e le gambe sono agguantate al ramo su cui è bloccata, le sue calze lillà in lana sono strappate sul ginocchio destro, le lacrime le solcano il viso pulito e contratto dal timore.
<<Belle, se vai anche tu là sopra rischierete di cadere insieme. Nemmeno tu ami l’altezza.>> Near, conoscendo da tempo la mia fobia mi fa notare con freddezza, che avremmo potuto farci del male in due.
Titubante stringo i pugni, provo a calmarmi. Near ha così maledettamente ragione e sembra che quelle parole mi siano state dette da Lui. Tenta di farmi ragionare lucidamente nonostante l’angoscia  mi attanagli facendomi affondare le unghie nel legno poroso.
Nel frattempo finalmente arrivano i materassi smessi e li sistemo con Matt e Mello sotto il punto in cui c’è il ramo a cui Linda è aggrappata.
Non importa, non devo pensarci troppo e faccio per iniziare ad arrampicarmi, poi mi sento bloccare per un braccio; mi volto e trovo Mello che molto serio mi guarda <<Ferma. Ho causato io questo casino e adesso lo risolvo.>> Poi guarda in alto e continua mormorando <<E poi spiaccicata a terra non mi piaceresti molto. Sopratutto Lui non me lo perdonerebbe mai e magari mi toglierà pure la possibilità di essere il suo successore.>>
Meravigliata lo guardo a bocca aperta.
Non credevo che Mello potesse essere capace di tanta maturità  e determinazione, al punto di sacrificarsi per risolvere una situazione pericolosa come quella.
<<Ed io non so nemmeno se Lui me la perdonerà se ti accadesse qualcosa…>> Mello, non mi permette di obiettare oltre e mi spinge via; è diventato anche più forte fisicamente.
In maniera agile si arrampica sull’albero e raggiunge il ramo dove si trova Linda, si sistema a cavalcioni e prende con cura un braccio della ragazzina. Le parla con attenzione e le dice cosa fare guardandola dritta negli occhi.
Quel ragazzino perde facilmente le staffe in alcune occasioni, per disparati motivi a volte anche molto stupidi, ma quando si tratta di farti pensare e agire al meglio, è l’unico che riesca a farlo così bene, al punto d’infonderti sicurezza diretta come una scossa elettrica.
Linda lo segue nei movimenti piano e incerta. Anche se i suoi gesti sono tremolanti, si percepisce che lo ha perdonato e che si fida di quel che gli sta dicendo di fare. Ad un certo punto però, la ragazzina guarda sotto di noi e inizia a sussultare ancora più forte, giusto il tempo di voltarsi al richiamo di Mello che fa perdere l’equilibrio a entrambi.
Il flash back del mio sogno torna a scuotermi, faccio per andare a prenderli mentre li vedo cadere, il cuore sembra fermarmisi, il mio timore però viene placato dal vederli atterrare sofficemente abbracciati, sani e salvi sui vecchi materassi.
Apprensiva mi getto in ginocchio vicino ai morbidi strapunti << Vi prego, ditemi che state Bene? Dio mio! Mi avete tolto dieci anni di vita!>>
Mello con ancora Linda tra le braccia alza il capo <<Oh, Belle, finiscila di frignare.>>
Anche in questa insolita circostanza Mello riesce a farmi sorridere.
Memore del sogno e ancora scossa mi guardo alle spalle. Ho terribilmente paura di rivedere la tremenda visione che avevo visto nel mio incubo ed è bello constatare che la Wammy’s House è integra, imponente e sicura come lo è sempre stata.
<<Ora andate in infermeria. Subito…>> Sospiro di sollievo vedendo i due ragazzini rialzarsi tutti interi dal soffice salvataggio d’emergenza e poi alzandomi a mia volta pulendomi le ginocchia dal terriccio <<Mello, ovviamente questa bravata la racconterò a Roger e non aspettarti uno sconto di pena.>>
<<Figurati, per quel che me ne importa.>> Allontanandosi Mello tiene per mano Linda ancora molto turbata e che con l’altra mano libera asciuga alla bell’e meglio le lacrime. Insieme a loro anche il piccolo gruppo di spettatori si allontana verso l’orfanotrofio e solo io, con Matt e Near rimaniamo a contemplare la calma dopo le tempesta appena scampata.
<<Ad ogni modo Linda non è stata molto intelligente nel fare questa stupidata suggerita da Mello. Non è così che potrei notarla. Davvero rudimentale come tentativo.>> Near vedendo la questione risolta nel migliore dei modi, inizia ad avviarsi anche lui per rientrare nell’orfanotrofio. Lo vedo stringersi nella sua bianca tenuta fatta da una larga camicia e dei pantaloni altrettanto ampi. Nonostante la temperatura fuori inizi a scendere e a farsi un po’ più rigida, lui sembra non accusarla, anzi sembra diventarne parte.
Matt, dopo averlo sentito parlare in quel modo fin troppo insensibile, prende in viso un’espressione molto contrariata <<Ma tu che diavolo di problemi hai, sottospecie di nano bianco?!>>
Fermo gentilmente Matt con un braccio per evitare di fargli dire altre cose altrettanto poco carine e controbatto <<Sai Near, non dovresti essere sempre così spiacevole nei confronti di chi si espone emotivamente. Sai benissimo che Linda lo ha fatto per te. Sì, è vero per farsi notare da te. Forse ha sbagliato il modo, ma dovresti almeno riflettere su altro, non nel gesto in sé, che è errato, ma sul fatto che ci tiene a te in una maniera molto particolare. Per cui, prima di esprimere giudizi dovresti lavorare sull’imparare l’arte dell’empatia, se ti riesce. Sono queste le persone di cui potrai fidarti sempre nella vita. Tu saresti in grado di essere così, Near?>>
Sareste in grado, tu e Mello, di essere Lui?
Near si volta a guardarmi e abbassa di poco il viso a riflettere sulle mie parole, poi si gira di nuovo e continua per la sua strada rimettendosi in cammino verso casa.
Nell’aria l’odore del legno bruciato nei camini dell’istituto mi rilassa improvvisamente; lo respiro a fondo e sento di essere parte anch’io di questo affidabile nucleo. Il modo di chiedere aiuto di Matt, la preoccupazione di Mello per me, Near che ascolta ciò che ho da dire, riuscendolo a incuriosire almeno un po’, Linda che sarebbe stata disposta ad affidarmi la sua incolumità, perché sapeva che avrei fatto il possibile per salvata.
Loro si fidano di me, anche se mi sento un po’ scoraggiata.

Dopo un’ora buona, del tutto esausta, rientro nella mia classe.
Sono completamente sola e mettendomi a sedere davanti a uno dei piccoli banchi, sento i rumori ovattati dei festeggiamenti di Halloween nella sala sottostante la stanza in cui mi trovo. Di fronte a me ho la mia zucca che avevo scavato ancora prima che arrivasse la disperata richiesta d’aiuto di Matt.
Ho riposto i suoi semi da parte, torneranno utili per essere piantati a Marzo.
Il disegno che ci ho fatto su è molto elementare; ho solo disegnato una faccia da gatto e a guardarla non farebbe paura a nessuno. Questo è un merito che do a John Hall, è stato molto più bravo di me nel fare il disegno.
La sera è calata completamente e presa com’ero nel finire di fare la mia zucca, nemmeno noto che intorno a me tutto si è oscurato.
Prendo tre piccoli lumini in cera che avevo riposto vicino agli accessori da usare per l’intaglio a lavoro ultimato. Li accendo e li inserisco all’interno della cavità lisciata dell’ortaggio.
Il risultato è affascinante, la luce viene intensificata e colorata dell’arancio della zucca, con una sfumatura che si avvicina molto al rosso. Ora osservando il muso di gatto scolpito sulla facciata, sembra aver acquistato un aspetto più tetro e spiritato. Effettivamente ora mi mette un po’ di soggezione.
Giro la zucca e punto il riflesso della luce verso la parete che ho di fronte.
Il muso di gatto copre buona parte del muro, gli enormi occhi taglienti con al centro le sottili orbite feline, sono ammalianti e maligni, la bocca sorridente e aguzza sembra volermi mangiare da un momento all’altro.
Somiglia proprio a quella specie di mostro nero che ho sognato tempo fa.
Intorno a me è tutto buio e c’è solo la mia jack o’lantern* a fare luce nella stanza.
Tutto questo somiglia a…
<<Una seduta spiritica il giorno d’Halloween?>>
La sua voce familiare e sensuale mi sveglia da quel suggestivo torpore simile ad un’ipnosi.
Voltandomi in direzione della porta lo vedo.
Alto, come sempre nella sua postura leggermente ricurva, ma estremamente decisa su di Lui. I capelli scuri diventano un tutt’uno col buio. La mani nelle tasche dei suoi jeans slavati; sembra che da un momento all’altro possa tirarci fuori delle caramelle. Avvolto da quella semi oscurità non riesco a distinguere il suo volto e la sua maglia bianca cattura la luce aranciata della mia zucca.
Rimango ferma a guardarlo, non mi aspettavo sarebbe tornato e che mi comparisse lì davanti. Lo contemplo come quando si ammira una statua per capire il senso nascosto dei suoi immobili gesti. Non importa quante volte me lo trovi davanti, per me assume qualcosa di nuovo ogni volta.
<<Più o meno. Il mio, forse, era più un tentativo di esprimere un desiderio o fare un incantesimo.>> Distolgo lo sguardo da Lui e chino il capo osservando i rilievi tondeggianti della zucca.
Si chiude la porta della classe dietro e mi raggiunge, prende una delle piccole sedie allontanate scompostamente dai banchi e ci si rannicchia sopra sedendomi molto vicino.
<<E ha funzionato?>> Mi chiede curioso poggiando appena il dito indice sul labbro inferiore.
<<Direi di sì.>> Rispondo voltandomi verso di Lui, aprendo un leggero sorriso accentuato poi dalla mia timidezza.
Rimane a guardarmi e non riesco a staccargli gli occhi di dosso, la mia espressione è diventa riflessiva; la sua affilata e penetrante, lo sento avvicinarsi al mio viso, alla mia bocca, il suo respiro anticipa il movimento languido delle sue labbra che premono le mie. Chiudo gli occhi e rimango a sentirlo sperando che continui.
Si allontana di poco da me rimanendo fermo. Gli piace restare in quella condizione di sospensione <<Com’è andata in mia assenza?>> Bisbiglia la sua voce intensa a pochi centimetri dal viso.
<<Credo che prima o poi uno dei tuoi successori mi ucciderà, L.>> Sussurro studiando le sue labbra e osservando i lati della sua mascella. Scrutando il suo collo; posso vedere il battito regolare del suo cuore guardando una vena che lo attraversa.
<<Allora potrei farti anch’io lo stesso effetto.>> L repentino si scosta un po’ di più e osserva la proiezione sulla parete davanti a noi.
<<È appurato da tempo e non è un mistero che effetto mi fai…>> Dico ridendo leggermente e continuo <<Mello ha una vena d’incoscienza senza pari. A volte le sue scelte sono sì, studiate, ma quando agisce è devastante. Oggi per poco non ammazza Linda facendola cimentare nell’arrampicata estrema di una quercia . E Near?! Near di fronte al fatto non ha avuto il minimo tatto. La cosa non l’ha minimamente portato ad agire in aiuto della poveretta. Sono un disastro. Io sono un disastro, non sono stata capace di metterli in moto per risolvere insieme il problema, come mi ha detto di provare a fare Roger tempo fa. Pensando solo al fatto che possano entrare in conflitto, mi metto ancora di più in ansia. Se loro pensano solo per poco all’idea di collaborare, sembra innalzarsi una barriera spessa che avvolge e coinvolge perfino le persone che hanno intorno. Questo potrebbe mettere in pericolo qualcuno in futuro. Io odio il fatto che potrebbero esserci vittime collaterali solo perché non possono semplicemente sopportarsi… e odio…>> un sospiro nervoso mi interrompe ma L finisce la mia frase.
<<E odi anche il fatto che due persone ancora così giovani, immature, sebbene più che intelligenti, possano sostituire me. Correre pericoli simili ai miei. Anzi, tu non vuoi che nessuno mi sostituisca.”
Nervosamente sposto il mio sguardo dal suo viso al muro davanti a noi, ma non sto guardando il malvagio gatto proiettato. Semplicemente soffro perché L ha trasposto i miei pensieri ad alta voce.
<<Ora capisco perché non riesci ancora a scegliere.>> Abbasso gli occhi sulle mie mani congiunte e poggiate sul minuto banco davanti a me. In questo momento mi sembra di percepire perfettamente le frustrazioni di L riguardo la questione ‘Successori’.
<<L…>> Lui si gira appena lo chiamo; gli bacio la guancia calda e morbida, il mio naso tocca i suo spigoloso zigomo. Scostandomi vedo la sua espressione sorpresa per il mio improvviso cambiamento d’ atteggiamento <<Buon Compleanno L.>>
Lo vedo riprendersi da quella leggera meraviglia e tornare ad un’espressione pigra e con un lontano cenno di intenerimento, come se avessi preso un argomento superfluo, a cui non tiene particolarmente parlare.
Calma, inclino curiosa il capo per guardarlo in faccia <<L, che cosa non ti piace del giorno del tuo compleanno?>>
<<Beh, al di fuori del fatto che per me è una scusa come un’altra per mangiare la torta, non ha niente che mi esalti così tanto da volerlo festeggiare.>> L punta i suoi occhi sulle sue mani che giocherellano con alcuni pezzettini tagliuzzati di carta pesta arancione poggiati sul banco davanti a lui, poi riproietta le iridi sul riflesso della parete e le vedo rispecchiare vispe la luce ramata. Le palpebre gli si abbassano di poco e gli occhi appaiono quasi assenti <<Per venti quattro anni ho sempre passato questo giorno in modo lineare, senza particolari cerimonie e non che mi disturbino. A me piace osservare il movimento di un festeggiamento, ha il suo fascino, ma vivo molto più serenamente questa ricorrenza così, sentendola scorrere…>> Lo vedo interrompersi e pesare la prossima frase <<Forse qualcosa che non amavo molto, prima che tu comparissi, era il fatto che fossi sempre solo con Watari. Non che lui non sia una compagnia fidata o che sia noiosa, ma da quando ti conosco questo giorno ha preso molto più risalto.>>
Chinando il capo in maniera schiva, abbozzo un sorriso. Adoro il fatto che riesca a dirmi certe cose senza scadere nella scontatezza. È come se riuscisse a farmi sentire ciò che pensa con parole ben calibrate e il resto me lo lascia percepire come un’emanazione invisibile, in modo ancora più diretto e completo.
<<Belle, alla fin fine tutto questo è solo una rotazione del globo terrestre, monotona e puntuale. Che cosa può avere di così rilevante?>> L distoglie gli occhi neri dalla proiezione luminosa e mi guarda serio in cerca della risposta. Le sue occhiaie sono ancora più scure in questa strana atmosfera evanescente, creatasi in una banale aula di una delle Small classes.
<<Lo so che sei sempre stato solo e forse per questo non ci trovi niente di speciale nel voler celebrare, ma ti assicuro che guardandoti io non ci trovo nulla di ordinario in questo giorno. Per me è un giorno importante, perché esisti in questo mondo. Voler passare un compleanno tranquillo e senza grandi celebrazioni, è più che comprensibile. È il tuo giorno e poi decidere di passarlo come meglio credi e senti. Anche Wammy tempo fa mi chiese lo stesso, come vedi la mela non cade mai troppo lontana dall’albero…>> Intenerita accarezzo il suo viso e continuando divertita <<Per esempio, io adoro passare Halloween così; con te, qui fermi alla luce di questa Jack o’lantern a parlare, con il fermento e la leggera paura di veder comparire un fantasma da un momento all’altro… e sperando che ti spaventi almeno un po’…>> comincio a sorridere, perché probabilmente non si sarebbe spaventato per così poco.

<<Ma io ho davvero paura dei fantasmi.>> L mi guarda con gli occhi appena sbarrati. Dalla sua faccia buffamente e falsamente ingenua, capisco perfettamente che si sta prendendo gioco di me. So di quali fantasmi ha davvero paura e sono tutto fuorché spiriti fatti di vapore e veli fluttuanti, sono fantasmi concreti, molto reali.

A volte ha paura di somigliargli, ma io non credo a questa sua considerazione di sé.
Avvicinandomi al suo orecchio avanzo pian piano la mia proposta <<Allora L, faremo così. Ogni 31 di Ottobre festeggeremo Halloween e il tuo compleanno in questa maniera. Niente sciocchezze chiassose o altre banalità che ci infastidiscono. Solo tu, io, una torta e una Jack o’lantern a farci compagnia, qui alla nostra Wammy’s House. Ci stai?>>
Lo sento muoversi e poggiare la sua guancia alla mia <<Va bene. Ci sto.>> Mormora sensualmente al mio orecchio. In un istante sento il mio cuore accelerare, la sua mano mi prende la guancia e Lui scompone di poco la sua instabile postura rannicchiata. <<Però ti prego, adesso mangiamo la torta.>> Il suo tono è seducente nell’espormi la sua innocente richiesta.
<<Tutto quello che vuoi L.>>
Invasa da delle sensazioni stregate mi lascio baciare ancora e perfino il muso malizioso del gatto proiettato sulla parete, ritorna ad essere meno spaventoso e addirittura molto più gradevole.
In quell’aula il mio incantesimo con L, era stato improvvisamente amplificato e sigillato da un patto di compleanno sussurrato.
Buon Compleanno.
Buon Halloween.
Buon Samhain.

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*Cosa sono le  Small e Middle classes.
Le Small classes, sono quelle classi dei più piccoli, diciamo dai 3 ai 11 anni, mentre le Middle classes comprendono i ragazzi dai 12 ai 18 anni. Queste ‘classes’ sono divise a loro volta in sotto classi (ovvero prima, seconda, etc…. quindi S-1, S2, o M-3, M4, etc…). Quindi la Wammy’s House non ha sezioni come siamo abituati a concepire nei nostri sistemi scolastici.

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